Il corpo non è un problema da risolvere. È un luogo vivo dove ritrovarsi.
Ce lo siamo sentiti dire spesso, in modi più o meno diretti:
“Non pensarci.”
“Vai avanti.”
“È tutto nella tua testa.”
E così ci siamo abituati a vivere da collo in su, separati da ciò che sentiamo davvero, come se il corpo fosse un’appendice, un ingombro o un problema da sistemare.
Ma il corpo non è il problema.
Il corpo è il primo luogo di verità.
È dove si manifesta ciò che ancora non abbiamo parole per dire.
È dove si trattiene il non detto, il dolore non espresso, l’intuizione ignorata.
È dove ci perdiamo.
Ed è — sempre — dove possiamo ritrovarci.
E a volte lo fa attraverso un sintomo.
Una tensione che ritorna. Una zona del corpo che si irrigidisce o si infiamma.
Non come nemico da combattere, ma come risposta profonda a qualcosa che nella nostra vita non trova spazio.
Il sintomo è spesso la soglia concreta di un conflitto interiore non ancora risolto.
Secondo le 5 Leggi Biologiche, ciò che si manifesta nel corpo è la traduzione biologica di un’esperienza emotiva che ci ha colti alla sprovvista, ci ha toccati profondamente, o si ripete nel tempo.
Il corpo non sbaglia: ci mostra con precisione dov’è che qualcosa ha bisogno di essere visto, sentito, compreso.
Ascoltarlo non significa interpretarlo mentalmente.
Significa esserci, tornarci, sentirlo come parte viva del nostro sentire e del nostro vivere.
✦ Il mio lavoro
Nel mio lavoro, non accompagno le persone solo a “rilassarsi”.
Eppure, il rilassamento è parte integrante del processo.
C’è una qualità unica nel lasciarsi andare con fiducia, nel sentire che si può affidare il peso al trattamento, che si può stare senza dover fare, che il corpo può finalmente abbassare le difese.
È spesso proprio in quel rilassamento — profondo, dolce, non forzato — che qualcosa comincia ad aprirsi.
Un’emozione.
Una parola che non aveva mai trovato spazio.
Una chiarezza nuova.
O semplicemente il sentire che si può respirare, davvero.
Anche chi arriva solo per prendersi una pausa dagli affanni, per staccare, per avere un momento tutto per sé, spesso scopre — senza aspettarselo — che da quella quiete può nascere qualcosa.
Un’intuizione. Una possibilità.
Un gesto diverso da fare, nel mondo.
A volte basta una sola volta.
Altre, nasce il desiderio di tornare.
E se accade, spesso lo fa con un sentire nuovo.
Perché anche quando tutto sembra bloccato o scontato, c’è sempre una via. Un modo. Un inizio.
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Non arriva spesso, solo quando serve davvero.
Come certi gesti veri, che non hanno bisogno di rumore.
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Con amore e presenza,
Roberta